Tre giorni prima dell’omicidio, le chat di Giulia Cecchettin con Filippo Turetta rivelano un clima di controllo e paura crescente.
In queste ore, sono emerse delle nuove chat tra Giulia Cecchettin e Filippo Turetta, accusato del suo omicidio, delineano un quadro di “paura” da parte della vittima, che potrebbe giocare un ruolo cruciale nella decisione della Corte d’Assise.
La sentenza è attesa per il 3 dicembre, con l’accusa che chiede l’ergastolo per il ventitreenne e un risarcimento di due milioni di euro.
L’angoscia e la paura nelle chat di Giulia Cecchettin
Nei giorni precedenti al suo tragico omicidio, come riportato da Leggo, Giulia Cecchettin aveva espresso chiaramente il suo stato d’animo.
L’8 novembre 2023, tre giorni prima del delitto, la ragazza scriveva a Filippo Turetta: “Pippo sei ossessionato signore! Sei uno psicopatico! Che cosa devo fare? Lasciarti dirmi quando fare che cosa e controllarmi? Io sinceramente non lo trovo corretto, ok?“.
Queste parole, che lasciano trasparire il crescente disagio della giovane, rappresentano una testimonianza inequivocabile della spirale di angoscia in cui si trovava intrappolata.
La vittima non si limitava a respingere il comportamento opprimente dell’ex fidanzato, ma denunciava anche il senso di paura che lui le incuteva: “Se tu ti comporti di merda come uno psicopatico, io mi comporto di conseguenza allontanandoti, allontanandomi, Pippo. Perché mi stai cominciando a fare paura“.
La ragazza, in un disperato tentativo di proteggersi, cercava di prendere le distanze, ma il controllo e le minacce psicologiche continuavano a minare il suo equilibrio.
Le manipolazioni di Filippo Turetta
Il 2 ottobre 2023, poco più di un mese prima della tragedia, Giulia Cecchettin si confidava con un’amica.
“Vorrei che sparisse, vorrei non avere più contatti con lui però allo stesso lui mi viene a dire cose del tipo che è super depresso, che ha smesso di mangiare, che passa le giornate a guardare il soffitto, che eh pensa solo ad ammazzarsi (…)“, raccontava.
Da queste parole emerge un quadro di manipolazione emotiva, in cui Filippo Turetta sfruttava il senso di colpa della vittima per mantenerla legata a sé, nonostante lei desiderasse allontanarsi definitivamente.